Tu chiamala, se vuoi, «Decrescita Felice»
Economia | Il movimento per la Decrescita Felice
Dall’omonimo testo di Maurizio Pallante si sviluppano idee anti crisi che ruotano attorno al modello della decrescita
«Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista». Cercando un po’ di notizie sul web a proposito della decrescita felice, ci si imbatte in questa frase che potrebbe essere ritenuta il sunto del pensiero che sta alla base del movimento. «La Decrescita Felice» è un libro, pubblicato da Maurizio Pallante, esperto di tecnologie ambientali, ma è anche un’associazione di promozione sociale, che si ispira alle teorie di Nicholas Georgescu-Roegen, fondatore della bioeconomia. Il “movimento per la Decrescita Felice” nasce intorno al 2007 per mano di alcuni gruppi organizzativi sparsi in tutta Italia che si sono riuniti per concretizzare i suggerimenti e le idee contenuti nel testo di Pallante.
Oggi alcune delle teorie dell’associazione sono state accolte anche dal Movimento Cinque Stelle, che ha inserito nel proprio programma politico aspetti e proposte atti a rilanciare l’economia per superare la crisi e creare un’occupazione utile. La teoria della decrescita nasce ovviamente in ambito economico e parte dal presupposto che un prodotto interno lordo che cresca incessantemente non sia necessariamente sintomo del benessere della società, tuttavia non è nemmeno da considerarsi promotrice di una riduzione quantitativa del Pil.
La decrescita è innanzitutto il rifiuto razionale di ciò che non serve. Poiché, secondo Pallante, i tentativi di rilanciare l’economia effettuati negli ultimi anni (non solo durante il precedente governo tecnico) non hanno ancora dato i risultati sperati, per arginare la crisi occorreranno misure di politica economica alternative. In linea con il pensiero di Serge Latouche, economista francese sostenitore della decrescita e del localismo, il movimento sostiene una rivoluzione culturale dolce fatta di misure anticrisi che agiscono sulla qualità piuttosto che sulla quantità, supponendo un modello esistenziale nuovo basato sull’autoproduzione e sull’autoconsumo. In buona sostanza, si deve consumare meno per produrre meno e per sprecare meno.
È indispensabile, secondo il pensiero di Latouche, l’uscita dalla società dei consumi e «dal circolo infernale della creazione illimitata di bisogni e prodotti e della frustrazione crescente che genera, e in modo complementare di temperare l’egoismo risultante da un individualismo di massa». Il termine «decrescita» è certamente considerato rivoluzionario nell’attuale società contemporanea e spesso confuso con il termine «recessione», tuttavia mentre quest’ultima è la diminuzione indiscriminata e incontrollata della produzione, nel caso della decrescita si tratterebbe della riduzione selettiva e consapevole delle merci che non soddisfano alcun bisogno, come gli sprechi di energia in edifici mal coibentati, per fare un esempio.
Il MDF promuove quindi un ritorno graduale e ragionato all’autoproduzione passando soprattutto per il recupero della terra, il risparmio energetico e le pratiche di autoconsumo con il conseguente ridimensionamento dell’apparato industriale, tecnologico, finanziario e monetario.
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