Auto, chi di tasse ferisce, di tasse perisce
Un decreto legislativo “omnibus” domani non impedirà l’aumento dell’IVA al 22%, il colpo di grazia per il mercato dell’automobile
L’aumento dell’IVA al 22 per cento, predisposto dal trionfale governo presieduto dal senatore a vita Mario Monti nel famigerato “decreto salva Italia”: il blocco di questo aumento era uno dei baluardi del PDL per la partecipazione al governo di larghe intese, ma – come è del tutto evidente nelle ultime ore – non se ne farà niente e dal 1° luglio l’aliquota ordinaria aumenterà di 1 punto percentuale.
Questo aumento porterà effetti generali depressivi, come è ormai evidente anche all’edicolante all’angolo della strada, ma non ai professoroni al potere in Italia: non certo al ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, il quale di tutte queste storie non ne capisce una beneamata… (verrebbe da utilizzare lo slang stridente che Antonio Albanese mette in bocca al personaggio di “Qualunquemente”: ma lasciamo perdere…).
Zanonato è un perito industriale, al massimo può capire qualcosa di elettrotecnica, ma di economia proprio no, non è la sua materia. Come è possibile che un ministero chiave per un Paese in crisi sia stato affidato a chi – pur essendo una splendida persona, sotto il profilo personale – non ne sa un’acca di economia, è un mistero tutto italiano, alla faccia della competenza.
Non aver trovato – con draconiani tagli alla spesa pubblica improduttiva – gli otto miliardi di Euro necessari a neutralizzare l’aumento dell’IVA e il taglio dell’IMU almeno sulla prima casa (equivalente all’1 per cento del bilancio generale dello Stato…), avrà effetti devastanti sul mercato dell’auto, che nel mese precedente aveva registrato un rallentamento della flessione tale da suscitare qualche sorriso, per un eventuale mutamento del trend. Niente da fare, il governo – non a caso nel giorno in cui si riuniscono a Roma i ministri dell’economia e del lavoro di Germania, Francia e Spagna – persegue sulla strada della tassazione che finirà per avere effetti paradossali: perché dalla flessione ulteriore dei consumi che ne deriverà si otterrà un decremento proporzionale del gettito. Alla faccia della curva di Laffer.
«Confidiamo molto che questo governo di larghe intese mantenga gli impegni che ha preso alla sua nascita e che, prima ancora di abbassare la pressione fiscale su famiglie e imprese, almeno non la aumenti» ha dichiarato il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, il quale ha sottolineato il fatto che l’aumento dell’IVA produrrà effetti affossanti sul mercato del’auto «già in allarme rosso». Secondo Pavan Bernacchi l’Iva dovrebbe essere addirittura «andrebbe abbassata di qualche punto per agevolare famiglie e imprese a sostituire i propri automezzi obsoleti, inquinanti e insicuri», una manovra strategica per fare ripartire i consumi, il cui blocco sta facendo tornare indietro l’Italia di 40 anni.
L’auto, in particolare, è il settore che risente di più dalla miopia decisionale del governo Monti, che ha dato colpito il settore con provvedimenti demagogici dal sapore punitivo. Una circostanza che, unita al credit crunch di settore, ha dato un colpo durissimo all’automotive italiano, ormai in uno stato di pre-coma. «L’ennesimo balzello sarà un boomerang per lo Stato, senza contare che affondare un settore che contribuisce già per quasi 68 miliardi di euro ogni anno è molto poco lungimirante, per usare un eufemismo».
Una misura, quella dell’aumento dell’IVA, che Federauto definisce una “calamità”, con il relativo effetto boomerang, che si tradurrà in «costi sociali altissimi dovuti all’estrema difficoltà di un settore con 1,2 milioni di addetti», perché l’effetto sarà di miliardi di euro di mancate vendite, «con conseguenti mancati introiti dall’Iva ma anche da bolli e Imposte Provinciali di Trascrizione». Insomma, una manovra autolesionista.
Secondo il presidente di Federauto – l’associazione che rappresenta i concessionari di auto, veicoli commerciali, camion e autobus di tutti i brand commercializzati in Italia – è singolare che «nonostante sia cambiato il Governo, si perseveri con scelte capestro», tali alla prova dei fatti. A fronte di «dibattiti sulla necessità di rilanciare i consumi per far ripartire l’economia, il cui cardine sono i consumi interni» poi si assiste a una direzione del tutto contraria, rendendo inutili i sacrifici degli italiani e contribuendo a distruggere il tessuto connettivo economico del Paese.
Come ampiamente dimostrato dalla «Curva di Laffer, chi di tasse ferisce di tasse perisce» sentenzia Pavan Bernacchi perché «le tasse diminuiscono i consumi e lo Stato, paradossalmente, vede diminuire le entrate. La politica, e il governo in particolare, oggi dovrebbe suonare una sola musica: diminuire la spesa pubblica e fare ripartire l’economia», pena anni di sofferenza tali da far impallidire un’economia di guerra.
A differenza del boom degli anni 60, in cui si respirava l’ottimismo di una prospettiva migliore, che mitigava gli sforzi e i sacrifici, oggi impera il pessimismo. Causato anzitutto dall’assistere il governo del Paese nelle mani di incompetenti.
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