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Scissione PDL. Il fronte “governista”: da una parte gli estremisti, dall’altra i moderati veri?

Dai fuoriusciti dal PDL nasce “Nuovo centrodestra”: i sogni son desideri, di felicità. Formigoni: non andremo al Consiglio Nazionale del PDL, non c’è scissione: il partito non c’è più. Una sopravvalutazione dei fatti. Schifani si dimette da capogruppo in Senato. Alfano: “compio una scelta che mai avrei pensato di compiere”

Angelino Alfano e Silvio BerlusconiRoma – «Mi trovo qui per compiere una scelta che non avrei mai pensato di compiere. Non aderire a Forza Italia». È stato proprio Angelino Alfano, nel corso della riunione dei governativi del Pdl ad annunciare la scissione e la nascita di gruppi autonomi che si chiameranno ‘Nuovo centrodestra’.

«Questa mia scelta di non aderire a Forza Italia» avrebbe spiegato Alfano «nasce dal fatto che queste settimane mi hanno dato la riprova di quanto abbiano prevalso le forze più estreme all’interno del nostro movimento politico»”. Tuttavia la scissione non significa per il vicepresidente del Consiglio dei Ministri un’abiura dell’appoggio a Silvio Berlusconi, quell’essere “diversamente berlusconiano” di qualche settimana fa. «Sento fortissimo il bisogno di ribadire che in questi 20 anni non abbiamo sbagliato speranze, ideali e persona» ha detto Alfano, che poi ha ribadito: «siamo amici del presidente Berlusconi a cui ribadiamo amicizia e sostegno. Lo sosterremo – ha precisato – all’interno del governo a iniziare da una giustizia più giusta e dall’abbassamento delle tasse».

Alfano non si è nascosto le difficoltà che il gruppo di dissidenti (ma in democrazia si può essere dissidenti, se non per definizione?) incontrerà: «saremo attaccati – pronostica il ministro dell’Interno – ma non avremo paura, combatteremo per affermare le nostre idee. Questa sera abbiamo un buon alleato, la nostra buona coscienza».

Buona coscienza che, a onor del vero, non risulta tra chi propose – durante le trattative per la formazione del governo di “larghe intese” – le persone adatte a ricoprire gli incarichi ministeriali. Resta da capire se da lunedì il PDL sfiducerà i “propri” ministri.

In ogni caso è caduto nel vuoto l’appello lanciato da Berlusconi per l’unità del partito. Berlusconi aveva scritto una lettera rivolta ai parlamentari del PDL in cui ribadiva come fosse «indispensabile restare uniti e lavorare insieme». Tuttavia Berlusconi aveva anche ammonito: «chi non si riconosce nei nostri valori e chi non crede in Forza Italia è libero di andarsene».

Così sarà, a quanto sembra, perché non bisogna dimenticare come la politica in genere, quella italiana in particolare, sia diventata più un luogo di rappresentazione che di rappresentanza della volontà popolare. E di questa dimensione teatrale è una plastica testimonianza la legge elettorale, il porcellum, con cui i partiti hanno portato al limite di tenuta democratica il Paese, avviluppando i tentacoli oligarchici sullo Stato e su ogni ganglio economico e gestionale: con le drammatiche evidenze sotto gli occhi di tutti.

«Ovviamente non parteciperemo al Consiglio nazionale domani» ha detto Roberto Formigoni, il quale ha precisato che «non c’è scissione perché il partito non c’è più, siamo 37 al Senato e 23 alla Camera» ha precisato, dando i numeri (parlamentari, s’intende). Per farlo ha scelto un luogo ormai usuale in questa democrazia malata di videolite, presenzialismo e visibilismo: i riflettori di “Otto e mezzo”, trasmissione serale condotta da Lilli Grüber. L’ex presidente della Lombardia, ora senatore e neo appartenente al costituendo gruppo di “Nuovo centrodestra”, ha confermato che «la proposta dei ministri era stata accolta da Berlusconi – ha aggiunto – poi è stata bocciata dai falchi». Ma si sono mai visti falchi fare circonvoluzioni autonome, senza che il falconiere li comandasse?

Una delle prime conseguenze della scissione è arrivata dal capogruppo PDL al Senato, Renato Schifani, e dal vice Giuseppe Esposito, che hanno rassegnato le dimissioni, mostrando rispetto delle istituzioni e del Parlamento. «Dopo aver preso atto della costituzione del nuovo gruppo al Senato – ha chiarito Schifani – nato da una costola del Pdl, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni».

Dal fronte opposto, degno di nota il giudizio di uno dei lealisti/falchi più attivi in questi giorni, Raffaele Fitto. L’ex presidente della Puglia ha affermato che «da Alfano è venuto un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori. Il vero popolo di centrodestra giudicherà», ha concluso, preannunciando una gara per l’individuazione di chi è il vero interprete del centrodestra in Italia. Che le danze abbiano inizio…

 

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