La scissione del PDL. Il fronte “lealista”: da una parte il Partito, dall’altra la Libertà?
Oggi si svolgerà a Roma il Consiglio nazionale del partito. Berlusconi: “dopo aver parlato e ascoltato decideremo insieme il nostro futuro. Ognuno, dopo aver parlato ed ascoltato, sarà libero di fare le sue scelte”
La storia politica italiana si tinge di una rottura nel centro-destra che è difficile non definire storica. Ieri sera non si è tenuta alcuna riunione dell’ufficio di presidenza del PDL, perché il fronte “lealista” ha riferito al presidente del partito, Berlusconi, di non essere più disposto a “riaprire la partita”. Fonti parlamentari citate dall’Agi sostengono che l’ex capo del Governo e fondatore di Forza Italia nel 1994 ha incontrato i ministri (detti “governisti”) e poi, in una sala attigua, i lealisti, convincendosi alla fine dell’impossibilità di pervenire ad alcun accordo.
Di fatto la scissione, per la successiva decisione dei governisti di «costituire gruppi parlamentari autonomi». Oggi il Consiglio Nazionale del PDL chiuderà il capitolo del “Partito della Libertà”, per sancire il ritorno a Forza Italia.
«Dopo aver parlato e ascoltato decideremo insieme il nostro futuro», ha scritto Silvio Berlusconi in una nota diffusa alla stampa ieri sera. «Ognuno, dopo aver parlato ed ascoltato, sarà libero di fare le sue scelte ricordandosi della responsabilità che il voto di milioni di persone ci ha affidato e che a loro e solo a loro ognuno di noi è chiamato a rispondere del proprio operato».
Il fondatore di Forza Italia ha approfondito il ragionamento, affermando che «chi non si riconosce più nei valori del nostro movimento è libero di andarsene, ma chi ancora ci crede – ha aggiunto – ha il dovere di restare e combattere perché’ questi valori trionfino finalmente nel nostro Paese. Perché ora più che mai, in questo momento buio per l’economia e per la giustizia, ora più che mai tutti insieme dobbiamo difendere la nostra libertà, dobbiamo batterci con Forza Italia, perché’ siamo convinti che la difesa della libertà è la missione più alta, più nobile e più entusiasmante che ci sia».
Berlusconi ha negato che Forza Italia possa assumere toni estremisti. «Domani dal palco del Consiglio Nazionale ripeterò quello che ho già detto più e più volte, fino allo sfinimento – ha affermato – Forza Italia è la casa di tutti, di coloro che hanno contribuito a fondarla, di coloro che si sono spesi per farla crescere, di quelli che vi hanno aderito o decideranno, spero, di aderirvi nel prossimo futuro», lasciando aperta una porta per il futuro che non si comprende, se non in uno scenario di ricomposizione obbligata in caso di ritorno alle urne.
Ancora, il presidente del PDP ha aggiunto che Forza Italia è «la casa di chi crede nella grande forza dei moderati italiani. È la casa di chi antepone l’amore all’odio, di chi non coltiva l’invidia e la maldicenza, di tutti coloro che all’egoismo e ai piccoli, talvolta meschini, interessi personali antepongono sempre il bene comune. Su questi valori, venti anni fa, ho fondato Forza Italia. Non cambierò io, non cambierà Forza Italia. Se così non fosse – avverte l’ex presidente del Consiglio – se Forza Italia diventasse qualcosa di diverso, di piccolo e meschino, se diventasse preda di una oligarchia, se rischiasse una deriva estremista, sarei che l’ho fondata a non riconoscermi più in questo progetto».
Dunque, Berlusconi domani tenterà un ultimo tentativo personale di ricomposizione, una mossa che tenderebbe a colpire le corde extrapolitiche dei rapporti personali, più che muovere ragionamenti politici. «Domani dal palco ripeterò ancora una volta le ragioni per cui è indispensabile restare uniti e lottare insieme, noi moderati per unire i moderati. Domani sarà l’occasione per confrontarci e discutere. Come si fa in ogni famiglia. Ognuno porterà le sue idee. Ognuno è chiamato a dare il proprio contributo al disegno comune. Con civiltà, senza pregiudizi, senza retro pensieri».
“Dialogo” sembra essere la parola d’ordine, forse tardiva. «Domani sara’ il momento del confronto, davanti ai nostri elettori, perche’ a loro, ricordiamolo sempre, dobbiamo la nostra lealta’ e a loro dobbiamo garantire il nostro impegno» ha scritto Berlusconi nella nota, aggiungendo di aver «sentito parlare di raccolte di firme tra i nostri parlamentari: le uniche firme che a me interessano sono quelle di milioni di donne e di uomini che hanno creduto e credono in noi. E che nelle urne ci hanno concesso la loro fiducia». Le uniche firme che interessano Forza Italia sono quelle degli elettori.
Silvio Berlusconi, nella nota rivolta anzitutto ai parlamentari e divulgata alla stampa, perciò sottolinea che oggi «è il giorno in cui insieme sanciremo il ritorno a Forza Italia. È l’arrivo di un cammino che abbiamo deciso insieme nei mesi passati. Dietro di me, nella foto di famiglia, quel 19 settembre, meno di due mesi fa, mentre inauguravamo la nuova sede del partito, c’erano tutti i dirigenti del nostro grande movimento».
Un nuovo inizio per il centro-destra italiano, «la parte politica in cui si riconosce la maggioranza dei cittadini di questo Paese» ha scritto il rifondatore del centro-destra italiano, ma anche chi probabilmente in una prospettiva storica avrà contribuito a dilaniarlo. Ci sono «valori profondi» che dovrebbero unire gli italiani, secondo Berlusconi: «l’efficienza coniugata con l’equità, la meritocrazia e la solidarietà, la giustizia e la libertà, insomma l’orgoglio di lavorare per un Paese diverso e migliore». Peccato che nei 20 anni in cui Berlusconi è stato in politica si sono viste corti dei miracoli e sedicenti pifferai, al centro come in periferia, salvo poi scappare una volta conquistato l’agognato consenso ed elargire qualche prebenda locale, a carico del contribuente e senza alcuna produttività per la Comunità nazionale.
Tuttavia Berlusconi ha ragione quando si interroga sulle conseguenze dello “spettacolo” offerto nei giorni scorsi dalla classe dirigente del PDL: «perché un padre di famiglia, una donna, un giovane dovrebbe raccogliere questo appello?». Infine l’ispiratore di Forza Italia manifesta un certo disagio, quando dice di aver «ascoltato le ragioni di tutti» e con «la pazienza che tutti mi riconoscono ho cercato di trovare soluzioni che uniscano», ma «senza comprendere neppure le ragioni di una divisione».
Credit: AGI