Crisi Italia-India. Il Kerala si oppone a un eventuale intervento dell’ONU per far tornare in Italia Latorre e Girone
Ancora una novità dalle autorità indiane sulla controversia che vede contrapposta l’Italia all’India, Stato che ha violato alcuni trattati internazionali…
New Delhi – Il Kerala si oppone a un eventuale intervento dell’Onu che possa consentire il rientro in Italia ai due fucilieri del Reggimento San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani durante una missione anti-pirateria il 15 febbraio 2012.
“Se i due saranno prosciolti in seguito a un intervento delle Nazioni Unite o di qualsiasi altro paese straniero, questo costituirà un insulto al sistema giudiziario della nostra nazione“, si legge in una missiva inviata dal governatore dello Stato indiano, Oommen Chandy, al Primo Ministro indiano, Manmohan Singh. Alla luce della visita in India del presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, John Ashe, il governatore chiede a Singh di “non cedere alle pressioni straniere su questa materia“.
Il governatore Chandy peraltro sconosce o fa finta di sconoscere quanto disposto dalla UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea), il diritto internazionale marittimo di forma pattizia, che stabilisce la competenza dello Stato di bandiera, nel caso di eventi che richiamino fattispecie penali verificatesi in acque internazionali.
Lunedì scorso era stato il ministro dell’Interno Angelino Alfano a Era stato il vice presidente del Consiglio, Angelino Alfano, a lanciare un appello alle Nazioni Unite, per sollecitare un intervento sulla vicenda. Una richiesta che non sta in piedi, se non dal punto di vista politico, perché la UNCLOS prescrive tutte le modalità utili a dirimere una controversia come quella che coinvolge i due marò italiani.
Ashe, ha ricordato il canale televisivo Ndtv, informò Alfano che “avrebbe sollevato il tema alla prima occasione” nel corso della sua visita in India, ma evidentemente alla base c’è una serie di modalità errate nella trattazione del caso da parte del Governo italiano. E se vogliamo dirla tutta, anche la sortita di Angelino Alfano – fatta per sensibilità elettorali? – si inserisce nel solco di questi errori a catena, che se non sono voluti mostrano una esagerata debolezza nell’affrontare casi strategici e di delicatezza estrema. Verrebbe da dire, neanche Obama e Kerry arrivano a tanto…
Il Kerala, Stato di cui erano originari i due pescatori morti (sembra in un altro evento, coinvolgente una petroliera greca, scomparsa dalla scena dell’incidente), ha in questi due anni mostrato estrema durezza nei confronti dei due maro. Nella missiva inviata dal governatore del Kerala si legge che Latorre e Girone furono gli autori di un “assassinio brutale, non provocato ed esempio della negligenza dei due marinai. Non va presa alcuna decisione per il loro rilascio senza un processo“. Circostanza su cui – in linea di principio – potremmo perfino essere d’accordo, se non per un punto: quel processo va intentato in Italia, Paese di bandiera della “Enrica Lexie”, la petroliera che i due militari italiani scortavano nel quadro dell’operazione internazionale “Ocean Shield” contro la pirateria marittima che infesta l’Oceano Indiano Occidentale.
Andrebbe tuttavia chiesto al governatore del Kerala, Oommen Chandy, per quale arcano motivo i due poveri pescatori siano stati uccisi con armi dal calibro diverso da quello utilizzato dalle truppe dei Paesi NATO? Un ulteriore mistero…
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