F1, Hamilton vince il GP del Giappone, ma nel finale si teme una tragedia: Jules Bianchi finisce sotto un trattore
Il pilota della Marussia finito sotto una pala che spostava la Sauber di Sutil, uscito di pista nella curva 7. Il pilota franco-italiano legato alla Ferrari trasportato in ospedale in situazione di incoscienza. Il risultato della gara passa in secondo piano, ma le condizioni di certe piste e i metodi di azione dei commissari andrebbero riviste con uno standard unico: le corse americane insegnano molto
Suzuka – Lewis Hamilton ha vinto il 30° Gran Premio del Giappone, alla fine di una gara accorciata, svolta in condizioni difficili per la pioggia mutevole, partita in regime di Safety Car e interrotta subito – al 2° giro – per l’impossibilità di continuare. Ripartita dopo 21 minuti, la gara si è conclusa al 47° giro con una seconda bandiera rossa, per gli effetti di un incidente occorso a Jules Bianchi, Marussia, finito sotto una pala che rimuoveva la Sauber di Adrian Sutil, finito sulle barriere nella curva 7.
Il secondo posto di Rosberg e il terzo di Vettel – così come l’andamento della gara, le strategie, i tentativi, le speranze – passano dal nostro punto di vista in estremo secondo piano.
Leggetele altrove, l’offerta è veramente ampia.
Dal nostro punto di vista, il business ha prevalso in modo mafioso sulla sicurezza dei piloti, considerati come pupi di uno spettacolo indecente che deve svolgersi per forza, a prescindere dalle condizioni generali: non solo in pista, ma in una cornice più ampia in cui devono essere assicurati i soccorsi ai piloti per eventuali incidenti.
Non è impossibile prevedere norme che coniughino business, spettacolo e sicurezza: lo dimostra l’esperienza statunitense della IndyCar e della Nascar, che generano un giro di affari pazzesco, ma dove le procedure generali – in corsa e di contorno – assicurano la piena sicurezza.
L’incidente di Jules Bianchi è quel che non dovrebbe accadere in Formula 1, in una serie professionistica che però ha commissari di pista amatoriali: un’assurdità. Da anni – come ha ricordato Jacques Villeneuve nella diretta su Sky – i piloti chiedono che i commissari siano professionisti, ma in Giappone è saltato il tappo di una gestione di corsa che ha mostrato crepe da parte del direttore Charlie Whiting.
Un incidente prevedibile – nel senso di evitabile – perché dispiegare una ruspa per sollevare una monoposto incidentata è una follia sempre, durante una corsa, ma lo è ancor di più in condizioni di pioggia, dove l’aquaplaning è sempre alle porte anche a velocità bassa.
Sotto accusa, non solo l’intera impalcatura dei regolamenti, ma anche la gestione di gara, che negli ultimi tempi ha mostrato l’inadeguatezza di Whiting, che ha preso spesso decisioni incomprensibili.
È vero che i regolamenti vietano i test, impedendo quindi ai piloti di allenarsi in condizioni di bagnato: un’assurdità in una disciplina professionistica.
È vero che la regola del parco chiuso vieta di cambiare gli assetti delle monoposto, anche al mutare delle condizioni meteo.
È vero che una volta i test privati non iniziavano se non c’era un elicottero in pista (in gara anche due) e se l’elicottero non può volare.
È vero che nell’esperienza americana in caso di incidente – di qualsiasi incidente – i mezzi di soccorso non possono entrare in pista, se non viene dispiegata la Safety Car e la gara viene neutralizzata per prestare i soccorsi (qualsiasi sia la natura) ai piloti.
L’incidente di Jules Bianchi è maturato per il concorso di tutte queste condizioni, perché le condizioni meteorologiche non assicuravano che gli elicotteri potessero volare; perché una ruspa in pista è una follia (repetita iuvant); perché i piloti non sono più preparati a gestire bene una gara sul bagnato; perché le monoposto girano con assetti inadeguati; perché c’è gente che opera durante le gare con passione, ma senza uno standard di professionalità unico, costante, elevato.
Non è un incidente di motorsport: è un incidente causato dall’imbecillità dei regolamenti, del governo dello sport automobilistico e della società detentrice dei diritti commerciali.
Noi tutti speriamo che Bianchi ne esca vivo, anche se le preoccupazioni sono di tale rilevanza che fanno temere una tragedia.
Una tragedia evitabile è una tragedia avvenuta per una somma di responsabilità.
I piloti ora hanno la responsabilità di agire: si oppongano a queste follie con ogni mezzo, agiscano contro questa mafia sportiva che lega FIA, Formula 1 e l’omertà di troppi. Basta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2014 FORMULA 1 JAPANESE GRAND PRIX – Gara (risultato provvisorio)
2014 FORMULA 1 JAPANESE GRAND PRIX – ANALISI TECNICA PIRELLI