Alla GAM di Torino da oggi grande retrospettiva su Monet, il pittore degli attimi
In prestito dal Musée d’Orsay 40 opere per una mostra eccezionale su uno dei padri dell’Impressionismo, dal 2 Ottobre al 31 Gennaio 2016
Torino – “Seguo la natura senza poterla afferrare; questo fiume scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente” diceva Claude Monet, racchiudendo tutta la poetica impressionista di cui fu massimo interprete. A lui la Galleria d’Arte Moderna di Torino dedica una retrospettiva da oggi al 31 Gennaio 2016 con più di 40 prestiti dal Musée d’Orsay di Parigi, scrigno di molte opere del maestro, per la prima volta esposte in Italia.
Sono percorse, cronologicamente, tutte le fasi artistiche di Monet che, da un primo esordio influenzato da Courbet e dalla Scuola di Barbizon, imboccò una strada fortemente personale, caratterizzata da tocchi di colore intrisi di luce, incuranti di dar vita ad una forma, percepita, invece, dall’occhio dell’osservatore attraverso la visione globale dell’opera, come sostenuto dagli studi sulla luce di Chevreul e di quelli sulla mescolanza ottica di Dove.
Le pennellate sempre più rapide per cogliere, in una pittura en plein air, la fuggevolezza dell’attimo, il cambiamento della luce, i movimenti naturali del corpo umano, gli sguardi spontanei, si rintracciano in Le déjeuner sur l’herbe, olio iniziato nel 1865 come confronto con la celeberrima tela di Manet, di cui a Torino si espone eccezionalmente il pannello centrale. È una scena quotidiana con 2 uomini e 2 donne – di altre 2 intuiamo solo la presenza – che, sotto le ampie fronde degli alberi da cui filtra una luce delicata, si apprestano a consumare il pranzo che il pittore immortala in uno “scatto” dal sapore genuino, semplice, comune ma che scelse di non completare, forse per alcune critiche giunte da Courbet.
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Questo bisogno – che nel lungo periodo forse diventerà smania – di catturare gli istanti accompagnerà l’intera vita artistica di Monet capace di soffermarsi sulle impercettibili sfumature della natura, sulla sofficità della neve nell’opera La gazza – in cui per molti critici nacque il paesaggio impressionista e che fu rifiutata dal Salon del 1869 per la sua audacia – nelle tele di Argenteuil dove i riflessi della luce sull’acqua, la sua mobilità mai uguale sono realizzati con tratti decisi di colore che il pittore abbandonerà dopo la guerra franco-prussiana e il soggiorno a Londra, influenzato dalle opere di Constable e Turner e dall’uso del colore come strumento per occultare il contorno delle forme.
Le numerose, piccole macchie cromatiche sono quelle della folla in movimento e delle bandiere al vento di Le Rue Montorgueil à Paris e dello splendido Prova di figura all’aria aperta: Donna con il parasole girata verso destra in cui la donna – Suzanne Hoschedé – che posò allo sfinimento per questo olio, è immersa nella natura e nella luce che la investe, insieme al vento, tanto da cercare riparo in un ombrellino.
Il verde, il giallo, il rosa, il bianco, l’azzurro sono un tutt’uno con l’algida figura femminile, la avvolgono mutando, nelle sfumature, insieme a lei; la stessa compenetrazione si trova nel poetico La barca a Giverny in cui la composizione decentrata, tipica delle stampe giapponesi di cui Monet era collezionista, si focalizza tutta sulla verde radura carica di foglie e sulle 3 figure femminili, piene di luminosità, che la attraversano silenziose, indisturbate. Il fiume su cui si specchiano le culla dolcemente, deformandone le figure fino alla perdita dei contorni così che non si sa più dove inizi l’uomo e dove finisca la vegetazione fitta in cui tutti i riferimenti al mondo sono assenti e dove il cielo appare tra le foglie, solo come riflesso.
La perdita della consistenza della materia attraverso la luce, catturata in tutte le ore del giorno, è la protagonista delle opere con cui si chiude il percorso di Torino. Le tele famosissime sulla Cattedrale di Rouen e sul Parlamento di Londra evidenziano la poetica struggente verso cui si dirigerà Claude Monet sempre più interessato a cogliere la soggettività dell’impressione, ciò che gli occhi sono capaci di vedere, di percepire, di sublimare di fronte al mutamento costante della natura e delle cose. Ecco che i colori si frammentano, il ventaglio cromatico si allarga a dismisura per contenere le impercettibili variazioni che ogni elemento – vivente e non – subisce, la cui trasformazione, evidenziata dalla luce sfuggente, non è altro che caducità, lenta rarefazione, inafferrabile cambiamento che Monet cercò di rendere eterno in una lunga e faticosa lotta contro il tempo.
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“Monet. Dalle collezioni del Musée d’Orsay”, Galleria d’Arte Moderna – via Magenta 31 Torino
Date: dal 02 ottobre 2015 al 31 gennaio 2016
ORARI: Da Martedì a Domenica: 10.00 – 19.30 – Lunedì chiuso (La biglietteria chiude un’ora prima)
BIGLIETTI MOSTRA: Intero: € 12 – Ridotto: € 9 – Ridotto Club Skira: € 8 – Gruppi: € 8 – Scuole: € 5 – Famiglie: € 24 (2 adulti + 1 ragazzo minore di 14 anni)
Ingresso libero con Abbonamento Musei, Torino Piemonte e Torino + Piemonte Card.
INFO E PRENOTAZIONI: 011.0881178 – www.mostramonet.it/