Marino, dimissioni con minaccia: “ho 20 giorni per ripensarci”
Il sindaco di Roma Capitale si avvale della facoltà di revocare le dimissioni, che sarebbero “solo per l’interesse della Capitale”. Uno spettacolo indecente
Mi dimetto. Dal lavoro fatto in questi anni passa il futuro di Roma. Una città che abbiamo liberato dal malaffare e dalla corruzione.
Posted by Ignazio Marino on Giovedì 8 ottobre 2015
Roma – Ignazio Marino si è dimesso dalla carica di sindaco di Roma con una clausola sospensiva di 20 giorni. “Mi dimetto. Dal lavoro che ho impostato passa il futuro della città”. Dopo ore di pressing Ignazio Marino ha lasciato, con la coda, annunciandolo ai cittadini in una nota in cui chiarisce, poi con un messaggio sul proprio profilo Facebook.
“Lo faccio solo per l’interesse della capitale“. “Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città”, sottolinea Marino. “Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune”, scrive ancora Marino, aggiungendo che chi volesse leggere le sue dimissioni “in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere”.
“Mi importa che i cittadini tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti – prosegue Marino – comprendano e capiscano che al di là della mia figura è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città. Spero e prego che questo lavoro in un modo o nell’altro venga portato avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio”.
Dopo il caso delle spese di rappresentanza, l’ex sindaco spiega di avere compiuto la scelta di dimettersi “sapendo che le dimissioni possono per legge essere ritirate entro venti giorni”. “Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche”.
Dimissioni con minaccia di ripensarci, come per mandare un messaggio al PD, per motivi che non sono chiari, ma su cui si potrebbero stilare varie ipotesi. Non tutte commendevoli per Marino, per il quale si attende nelle prossime ore l’avviso di garanzia per peculato d’uso. Noi siamo meravigliati come una notizia di reato con dovizia di particolari di dominio pubblico non abbia già prodotto un procedimento giudiziario ad hoc. “Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione”, però rilancia Marino, il quale sottolinea che “oggi quest’aggressione arriva al suo culmine”: “Esiste un problema di condizioni politiche”.
Marino denuncia anche di essere stato lasciato solo: “Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorìo rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani“. E “questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla”. “Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine”. “Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti”. Quindi “per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni”. Forse, vedremo.
Anzi, abbiamo la sensazione che finora non le abbiamo viste tutte.
(Credit: askanews) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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