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Banksy a Calais ritrae Steve Jobs: “figlio di un migrante siriano”. Una mistificazione

La street art al servizio del mainstream di sinistra, che celebra l’afflusso (incontrollato) di immigrati come un’opportunità e non come un rischio evidente per la sicurezza europea di fronte a un nemico – l’islamismo jihadista – che ha dato prova di sapersi camuffare e infiltrare ovunque per condurre operazioni militari contro la popolazione civile. Alcune testate italiane ripetono a pappagallo, acriticamente…

Parigi – Lo street artist più noto d’Europa, il probabile britannico Banksy, ha fornito ulteriori argomenti ai cazzari di professione, quelli abituati a scambiare la realtà per quel che vorrebbero fosse, non per quella che drammaticamente è

Alla città di Calais, sul versante francese della Manica, aveva già ‘donato’ diversi murales, ma quello realizzato nell’accampamento illegale di immigrati – per lo più clandestini (senza documenti e senza identità) – ha fatto il giro del mondo, perché ritrae Steve Jobs con uno zaino in spalla e un computer in mano.

E visto che il messaggio da propagandare è ‘un immigrato può essere un uomo di fortuna per sé e per il Paese in cui va’, la didascalia completa l’opera di disinformazione: the son of a migrant from Syria” (il figlio di un migrante dalla Siria, ndt).

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Come dire: se il padre di Steve Jobs non fosse migrato dal Medio Oriente, l’inventore della Apple non sarebbe diventato quel genio dell’informatica che è stato, l’innovatore noto in tutto il mondo, uno dei protagonisti della rivoluzione informatica e della globalizzazione.

Una mistificazione per molti motivi, amplificata dalla pubblicazione della foto del murales sul sito dell’artista, di cui non si conosce l’identità, ma che sembrerebbe originario di Bristol.

Il primo motivo per cui questo murales è una mistificazione è che Abdulfattah Jandali, detto ‘John’, era un siriano migrante sui generis, visto che era rampollo di una ricca famiglia di Homs, Siria, tanto ricca da mandarlo in America per sottrarlo alle numerose incarcerazioni patite per motivi politici. In Usa Jandali avviò un proficuo cursus honorum universitario, laureandosi in economia e scienze politiche e approdando a un dottorato di ricerca all’Università del Wisconsin, dove conobbe la madre naturale del futuro inventore della Apple, Joanne Carole Schieble. La loro relazione fu però contrastata dai genitori della ragazza, cristiani di origine svizzera e tedesca, contrari a che la figlia avesse una relazione con un musulmano.

Tanto che il bambino nato da questo amore fu dato in adozione – con una procedura articolata – proprio perché i genitori naturali non si sentivano in grado di prendersi cura a sufficienza del bimbo. Paul e Clara Jobs adottarono questo bambino nato a San Francisco e lo crebbero secondo i dettami cristiani, facendolo studiare e sostenendolo nonostante le ripetute ‘effervescenze’ giovanili.

Banksy mistifica in questo murales una storia inesistente, per stessa ammissione di Jobs, che definì il ruolo del padre e della madre naturali come equivalente all’atto di donazione dello “sperma e dell’ovocita”, definendo i suoi genitori adottivi come “genitori al 1.000 per cento”. Lo stesso Jandali successivamente riconobbe che i veri genitori erano stati i coniugi Jobs.

La verità è dunque che Steve Jobs poté diventare se stesso solo perché incontrò la generosità dei coniugi Jobs ad adottare un bambino abbandonato da una famiglia che non c’era.

La seconda mistificazione è quella operata da molti media – in Italia con punte di eccellenza – che hanno rilanciato la foto del murales come documento di sostegno alla politica incosciente di accoglienza indiscriminata condotta da alcuni governi europei, in particolare dal Governo Renzi, che oggi deve fronteggiare le circostanziate accuse dell’Unione Europea di non aver registrato le generalità dei migranti, con il risultato di avere oltre 100mila persone vaganti per il Continente e di cui non si sa niente o quasi. Un favoreggiamento oggettivo dell’immigrazione clandestina.

Una mistificazione che si poggia sull’assioma migrante = profugo di guerra/perseguitato, una falsificazione della realtà che rende possibile l’ingresso di risorse nemiche dello Stato Islamico, pronte a mettere a ferro e fuoco ogni città d’Europa. E che scatena le paure della popolazione, spinta da queste scelte incoscienti a fare di ogni erba un fascio e a non distinguere tra persone che hanno il diritto alla protezione internazionale – accordata loro dalle convenzioni internazionali – da migranti tout court, il cui accesso nel territorio di ogni Stato è regolato dalle rispettive leggi sull’immigrazione.

Bansky mente, forse non sapendo di mentire, ma i suoi epigoni di certa stampa e di certa politica cavalcano una balla sesquipedale, smentita ogni giorno dalla cronaca di una guerra della barbarie contro la civiltà, che può prosperare solo perché veri nemici e veri amici sono confusi dall’Occidente decerebrato, privo di una leadership responsabile e in cui – soprattutto in Europa – molti pensano di essere autosufficienti e non si rendono conto di esserlo solo pro forma, ma non più in sostanza.

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